Arti Marziali

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                       Il Karate-Do

Il Karate fu all'origine un'arte marziale, cioè una disciplina legata al combattimento che raccoglieva al suo interno determinate pratiche e tecnichecodificate fondate a loro volta su particolari principi tecnici, culturali e filosofici. E' un metodo di combattimento senza armi, come dice il suo nome: "kara" vuol dire vuota, e "te" vuol dire mano. Il Karate è dunque l'arte del combattimento a mano nuda.In realtà le possibilità che esso offre sono molto più numerose. Arte guerriera senz'armi, utilizza con una maniera efficace e sistematica tutte le parti del corpoumano per fare fronte ad un avversario anche se armato. Il karateka, cioè colui che pratica il Karate, dispone in effetti di una moltitudine di armi: non solamenteil pugno, ma anche i piedi, il gomito, il ginocchio. Queste armi sono metodicamente allenate, al fine di essere capace, se il caso lo richiedesse, di mettere fuori combattimento un eventuale aggressore. Il karateka porta allora un colpo unico ma potente e decisivo, sui punti vitali del corpo del suo avversario. Ai nostri giorni, il Karate è diventata un'arte di difesa. Il karateka non reagirà se non dopo l'attacco di un avversario.Tutti i kata, le antiche tecniche che si tramandano da maestro ad allievo,infatti, iniziano con una tecnica di difesa. Questa è la prima regola che imparano le cinture bianche quando varcano la soglia di un dojo, il luogo dove si pratica la via delle Arti marziali. Metodo efficace di difesa personale,il Karate è anche un severo metodo di auto-disciplina, di autocontrollo, di meditazione, ed aiuta ad acquisire confidenza col proprio corpo, sicurezza nelle proprie capacità e consapevolezza dei propri limiti. E' anche uno sport e una eccellente e completo metodo di preparazione ginnica per la propria salute

Il Maestro Dante Bellini nella palestra di Arti Marziali impartisce lezioni di KARATE, KUNG FU, TAI CHI CHUAN, YOGA E DIFESA PERSONALE.

Sono aperte le iscrizioni per l'anno 2015/16 presso la SCUOLA DI KARATE TRADIZIONALE , PALESTRA DI KUNG FU ABRUZZESE, situata in Via Caldora 13 67100 L'Aquila.

C.F. 93008250669

 

Kung fu
Nella nostra scuola pratichiamo lo Shaolin Classico della Cina del Nord. Questo stile, che si caratterizza per le sue posizioni grandi e basse, è stato portato in Italia alla fine degli anni Settanta, dal grande Maestro cinese Chang Dsu Yao, del quale il M° Dante Bellini è stato allievo diretto (nella foto a sinistra il M° Chang con il M° Bellini). La parola KUNG FU letteralmente significa esercizio eseguito con abilità. I cinesi adoperano spesso altri nomi come per esempio Wu Shu, Kuo Shu, Chung Kuo Chuan, Wu I, Chuan Shu, Chuan Fa. In Occidente il termine più usato è KUNG FU.
La Arti Marziali Cinesi si dividono tradizionalmente in due grandi gruppi :
1. STILI ESTERNI (WAI CHIA) chiamati così per l’importanza che viene data a una pratica assai vigorosa in cui si evidenziano le caratteristiche “esterne” di forza e velocità. Il principale degli stili esterni è lo Shaolin Chuan;
2. STILI INTERNI ( NEI CHIA) chiamati così per l’importanza che viene data all’energia vitale “interna”. Il principale stile interno è il Tai Chi Chuan.
Significato degli stili:
SHAOLIN CHUAN: Pugilato della giovane foresta; TAI CHI CHUAN: Pugilato del Polo Supremo.
Per Polo Supremo si intende la Legge fondamentale dell'Universo che presiede all'unione e all'interazione dei due principi base: YIN e YANG. Dallo Shaolin Classico dellaCina del Nord si sono sviluppati tutti gli altri stili di Kung fu e utte le Arti Marziali Asiatiche.
Il maestro CHANG DSU YAO e la sua Scuola.
Il maestro Chang Dsu Yao, nato in Cina a Pei nella provincia di Kiang-su nel 1918 e deceduto il 12 febbraio 1992, è stato uno dei più completi esperti di Arti Marziali Tadizionali Cinesi. E’ stato per lunghi anni Istruttore delle Forze Armate della Polizia di Taiwan. Per i suoi eccezionali meriti gli venne conferita la Cintura Rossa decimo Chieh, massimo grado del Kung-fu. Egli riteneva che la divisione tra stili esterni e interni sia artificiosa perchè la perfezione si raggiunge combinando oppurtunamente le caratteristiche esteriori con quelle interiori, la durezza con la morbidezza, la forza con la flessibilità.
Nella scuola Chang si insegnano i seguenti stili esterni:

PEI PAI SHAOLIN CHUAN Shaolin classico della Cina del Nord o Boxe della Giovane Foresta;

LIEN PU CHUAN o Stile Shaolin Semplificato;

MEI HUA CHUAN o Boxe del Fiore di Pruno;

HUNG CHUAN o Boxe del Maestro Hung;

PA CHI CHUAN o Boxe delle Otto Direzioni;

YUEH CHIA CHUAN o Boxe della Famiglia Yueh;

TANG LAN CHUAN o Boxe della Mantide religiosa;

TSUI PA HSIEN o Boxe dell’ubriaco.
E i seguenti stili interni:
TAI CHI CHUAN o Pugilato del Polo Supremo

PAKWA CHUAN o Boxe degli Otto Trigrammi

HISING I CHUAN o Boxe della Forma edella Mente

LIANG I CHUAN o Boxe delle Due Direzioni

SZU HSIANG CHUAN o Pugilato dei Quattro Punti Cardinali.

Il programma è composto da:

LU o forme tradizionali

CHUAN FA tecniche di pugno

SHAOLIN TUI FA 15 calci fondamentali di Shaolin

PO-CHI combattimenti prestabiliti

TZIU PO-CHI combattimento libero

TI KUNG CHUAN le 10 cadute fondamentali

PING CHI le armi (bastone, sciabola, shuang chieh kun-nunchaku, doppia sciabola, ecc )

CHIN-NA 108 tecniche di leva SHUAI proiezioni

                                Scrivi al Maestro DANTE BELLINI

Il Maestro Dante Bellini nella palestra di Arti Marziali impartisce lezioni di KARATE, KUNG FU, TAI CHI CHUAN, YOGA E DIFESA PERSONALE.

Sono aperte le iscrizioni per l'anno 2015/16 presso la SCUOLA DI KARATE TRADIZIONALE , PALESTRA DI KUNG FU ABRUZZESE, situata in Via Caldora 13 67100 L'Aquila

C.F. 93008250669

 

Tai Chi Chuan

Il TAI CHI CHUAN, il segreto dell’energia vitale Arte marziale, ginnastica antistress, meditazione dinamica L’osservatore occidentale che assiste allo svolgimento del Tai chi chuan, stenta a credere che si tratti di un’arte marziale. L’esecuzione di movimenti di estrema lentezza, senza l’uso della forza, può apparire come uno strano allenamento di combattimento, ma questa serie di movimenti non costituisce che una prima tappa, il lavoro preliminare. Le tecniche di respirazione e di rilassamento eseguite durante la concatenazione dei movimenti consentono lo sviluppo di una forza interiore e illimitata. Chiamata “Chi”, che i maestri di Tai chi chuan oppongono alla forza muscolare, nettamente inferiore e limitata. Per questo motivo il Tai chi chuan è considerato in Cina un’arte marziale “interna”, per distinguerlo dallo Shaolin chuan o dal Karate-do, che utilizzano la velocità e la forza muscolare e sono considerate arti marziali “esterne”.   

                                                  Che cos'è il Chi

Capire il Tai chi chuan significa capire la nozione di Chi. La parola significa respiro, o ancora meglio “energia vitale”. Per comprenderlo è meglio dare una definizione funzionale comparandolo al sangue e al sistema circolatorio. Il sangue, che è un liquido pieno di energia, circola per tutto il nostro corpo e nutre ogni singola cellula. Per metafora possiamo dire che il Chi è una specie di energia elettrica che nutre tutto il corpo con un suo proprio particolare livelli e circola tramite il nostro sistema nervoso. Durante un’osservazione durata centinaia di anni, sono stati individuati i passaggi principali attraverso i quali il Chi scorre, chiamati “Meridiani”. Poiché il Tai chi chuan ha sviluppato un sistema intimamente connesso con questa dolce circolazione del Chi, la pratica di quest’ultima porta a una migliore salute. Principalmente permettendo al Chi di scorrere più attivamente e fluidamente. La pratica della forma in modo lento e armonioso sviluppa e rinforza in modo naturale anche la respirazione e la circolazione de3l sangue, proprio in virtù della pratica di una respirazione profonda e del rilassamento totale del nostro corpo. Il Tai chi chuan può essere praticato come una piacevole ginnastica dolce che rilassa e tonifica il corpo, senza il ricorso alle stressanti ginnastiche occidentali.

                                                 GINNASTICA DOLCE

Il Tai chi chuan è anche chiamato Yoga cinese, perché il ritmo uguale, l’estrema lentezza con cui si ripetono i movimenti di rara precisione, elastici e leggeri nello stesso tempo, portano chi sa praticarli alla meditazione. Il ritorno al “Principio primo” si effettua attraverso il “soffio”, che guida il movimento, il pensiero segue ma non interviene; c’è, ma non c’è. Il primo scopo del Tai chi chuan è la salute, il secondo è l’arte marziale. Ognuno può praticare il Tai chi chuan semplicemente come ginnastica dolce, danza, meditazione o arte marziale. Tutti questi aspetti sono presenti e ognuno può praticare e sviluppare quello che più sente necessario, sotto la guida di un esperto maestro. PER CHI E DOVENel Tai chi chuan non vi sono limiti di età: i motivi che spingono i più giovani a praticare discipline più “irruenti” sono di natura psicologica e non fisica. Analogamente ben si presta la pratica calma, rilassata e rispettosa dei propri limiti per i più anziani, che ne traggono giovamento per la loro salute. Normalmente si pratica nel dojo, ma molti maestri preferiscono, soprattutto nei mesi caldi, farlo all’aperto, per avere un migliore contatto con la natura. Luogo prediletto dal M° Bellini e dai suoi allievi è, dai primi tepori della primavera, il prato antistante la Basilica di Collemaggio.

                               Un eremita, una gazza e un serpente

Secondo la tradizione popolare il Tai chi chuan fu creato da un famoso monaco taoista di nome Chang Sang Feng. Egli sarebbe nato verso la fine della dinastia Sung (960-1279) e morto all’inizio della dinastia Ming (1368-1644). Narra una leggenda che Chang San Feng, esperto di arti marziali, assistette un giorno al combattimento tra una gru e un serpente. Quest’ultimo si sottraeva ai secchi e rettilinei colpi di becco dell’uccello con movimenti morbidi, sinuosi, lenti e continui, ma poi contrattaccava con fulminea rapidità. Il monaco comprese allora che i movimenti circolari e continui sono preferibili a quelli rettilinei e interrotti. Si rese anche conto che in un combattimento la morbidezza e la flessibilità prevalgono sulla durezza e sulla forza come tanti secoli fa aveva predicato il filosofo Lao Tzu. Capì l’importanza dell’alternarsi dello Yin e dello Yang, e individuò, combinando tecniche marziali con l’energia interna, gli elementi che formano la base del Tai chi chuan. Questo termine significa “arte di combattimento del Tai chi”. E’ un’applicazione della forma e dei principi del Tai chi, il Principio Primo o Polo Estremo. Tradizionalmente l’insegnamento delle arti marziali era riservato ai membri della stessa famiglia. Yang Lu Ch’an (1780-1873) voleva imparare il Tai chi chuan dal maestro Chen Chang Chen. E poiché non faceva parte della famiglia, si fece assumere come servitore. Imparò il Tai chi chuan spiando le lezioni che il maestro teneva di notte, ma venne scoperto e costretto a mostrare quanto aveva imparato. Tanta era stata la costanza nel praticare che “vinse” tutti gli allievi del maestro. Fu ammesso alla scuola, divenne maestro e diffuse l’insegnamento in tutta la Cina. Oggi lo stile più diffuso è proprio quello Yang, dal nome del suo fondatore: Yang Lu Ch’an

                                                            In libreria

Il mio indimenticabile maestro Chang Dsu Yao ha scritto, insieme al maestro Roberto Fassi, per la gioia dei suoi allievi, degli allievi degli allievi e per i cultori della nostra meravigliosa disciplina in generale, tre libri, il primo dei quali, TAI CHI CHUAN, è purtroppo praticamente introvabile. Gli altri due sono: Il TAI CHI CHUAN, il segreto dell’energia vitale e Corso pratico di TAI CHI CHUAN editi dalla De Vecchi editore. Questi tre libri, qualche anno fa, sono stati sintetizzati in un unico volume di 384 pagine dal titolo Corso di TAI CHI CH’UAN, con foto a colori. Non dovrebbe mancare nella libreria di ogni praticante.

 

Il Maestro Dante Bellini nella palestra di Arti Marziali impartisce lezioni di KARATE, KUNG FU, TAI CHI CHUAN, YOGA E DIFESA PERSONALE.

Sono aperte le iscrizioni per l'anno 2015/16 presso la SCUOLA DI KARATE TRADIZIONALE , PALESTRA DI KUNG FU ABRUZZESE, situata in Via Caldora 13 67100 L'Aquila

C.F. 93008250669

 

Storia e Immagini del cinema del kung fu

Un fenomeno mondiale straordinario e irripetibile

Il cinema del kung fu rappresentò un fenomeno cinematografico, sociologico e culturale, di livello mondiale. Esplose prepotentemente in occidente all’inizio del 1973, entusiasmando subito milioni di spettatori. Un po’ com’era accaduto nel 1958 con Le fatiche di Ercole di Pietro Francisci con Steve Reeves, che iniziò il filone Peplum o Storico-mitologico, e con Per un pugno di dollari di Sergio Leone con Clint Eastwood, nel 1964, che diede il via al Western all’italiana. Pensate che Le fatiche di Ercole in un cinema di Bangkok rimase in cartellone per due anni! Dopo quasi due lustri il Western all’italiana era al suo tramonto quando esplosero sugli schermi di tutto il mondo le prodezze di Wang Yu, Lo Lieh, Bruce Lee e company che, invece delle colt che sparavano come mitragliatrici, presero a usare mani e piedi che sembravano a noi, attoniti spettatori, ancora più micidiali. Per noi praticanti di Arti Marziali in particolare fu un momento di grande euforia. Come il cinema in generale, a prescindere dal genere specifico, ci furono dei bei film e dei cattivi film; film che hanno fatto la storia del cinema e altri orribili, da dimenticare. Si trattava di wuxiapian (film di spadaccini) e kungfu movie (con combattimenti a mano nuda). Dopo anni di prove e tentativi i cineasti di Hong Kong avevano trovato la formula giusta. Era iniziato il cinema delle Arti Marziali la cui avventura, con nuove storie e nuovi protagonisti, continua a tutt’oggi. Ecco, io vi racconterò, in sintesi, un po’ alla volta, questa storia, illustrandola con manifesti e documenti originali del tempo, alcuni rarisimi e introvabili, che fanno parte della mia collezione, una delle più complete in Italia, iniziata da ragazzo col manifesto di quel primo, straordinario, incredibile Cinque dita di violenza, chiesto con indomita insistenza al gestore del cinema Broadway di Via dei Narcisi, nel mio quartiere a Roma, dove ho vissuto per anni. Non voleva darmelo e non per cattiveria, ma perché lo usava e riusava, visto il successo del film. Lo aspettai. Me lo diede per disperazione e non fu certo l’ultimo …
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